sabato 31 ottobre 2009

L'Aquila Reale e Nove campanelle nello stemma dei Filangeri di Sicilia...





Tre Vicerè delle Due Sicilie,letterati come Giuseppe Tomasi d Lampedusa,statisti come Gaetano Filangeri,principi,mecenati,Cardinali,ecco una delle famiglie piu' importanti e antiche d'Italia:I Filangeri



Filangeri o Filangieri è il cognome di una famiglia di rilievo nel Regno delle Due Sicilie, a cavallo fra il XVIII ed il XIX secolo, ambedue hanno origine dal cognome Filingeri di origine Normanna, famiglia principesca al seguito di Federico II di Svevia ( XII secolo ). Si ricordano in particolare:

Gaetano Filangieri, filosofo; e suo figlio
Carlo Filangieri, generale borbonico, repressore della insurrezione siciliana del 1848.
Villa Filangeri, edificio settecentesco di Santa Flavia, antica residenza dei principi Filangeri.
Bernardo Filingeri Grande di Spagna di I Classe nel 1719 principe di Mirto, fu senatore di Palermo negli anni 1778-79
Palazzo Mirto, edificio seicentesco di Palermo sito in di Via Merlo 2 , antica residenza dei principi Filingeri, ora museo nazionale.
http://www.isspe.it/Dic2005/palazzolo_a_.htm

Filingeri è praticamente unico, dovrebbe derivare dal nome personale germanico Fillinger che dovrebbe avere il significato di "colui che incute paura". Troviamo un esempio antico di queste cognominizzazioni con Riccardus Filangerius, imperialis marescalcus che nella prima metà del 1200 è Bailo (governatore o viceré di Federico II°) di Gerusalemme, più tardi di lui leggiamo: "...Jam tota Sicilia in pacis reformatione disposita, et Frederico praedicto domesticis restituto solatiis, Richardus Filangerius, comes Marsici, ad ejusmodi regimen deliberatione provida destinatur. Dum autem Richardus idem officii sui partes impleret, et rex Manfredus in Apulia feliciter ageret, credens sic omnia in regno disposita, ut ex nulla timeri posset parte turbatio, novus et inopinatus in Siciliae partibus ignaviae morbus invaluit, et erroris mirabilis stupor irrepsit. ..". integrazioni fornite da G.Vezzelli. Filangeri e Filingeri sono un cognome siciliano che significa 'figlio di Angieri', nome proprio di un normanno giunto nell'Italia meridionale con Roberto il Guiscardo.

Pertanto i cognomi Filingeri e Filangieri sono dovuti a semplice storpiatura di pronuncia dovuta alla lingua siciliana.

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Filangeri"

LE NOVE CAMPANELLE SULLO SCUDO DEI FILANGERI DI SICILIA
Sull’insurrezione del Vespro sono stati scritti fiumi di inchiostro negli oltre sette secoli che ci separano da quell’evento, ma per quanto tanto sia stato scritto resta ancora insoluto il nodo sull’origine del moto: insurrezione popolare (1) o evento frutto di un complotto (2)?
Già nell’immediatezza dell’evento circolavano due differenti versioni: quella legata all’ennesimo oltraggio patito da una donna siciliana per mano dei francesi, che avrebbe innescato una reazione popolare di inusitata violenza e che da semplice tumulto si sarebbe trasformata in rivoluzione (3), e quella della provocazione da parte di un gruppo di siciliani che, sventolando una bandiera pisana la cui esposizione era stata vietata dall’autorità costituita, avrebbe causato la reazione delle milizie angioine innescando il tumulto presto degenerato in aperta rivolta popolare (4).

Non è qui il caso di ripercorrere le tesi dell’una e dell’altra corrente di pensiero, tuttavia, un ulteriore elemento di riflessione in favore della seconda sembra introdurlo l’Araldica.

Sulle origini di questa disciplina sussidiaria della storia, nata dall’esigenza di individuare in battaglia le milizie amiche da quelle nemiche attraverso contrassegni inequivocabili, si è variamente argomentato, ma certamente le regole utilizzate per indicare in modo stabile le famiglie cavalleresche, per contraddistinguerne il grado di nobiltà e le relazioni familiari, furono disciplinate in modo organico da Luigi VII e da Filippo Augusto di Francia già nel corso del XIII secolo.

In una società militare di tipo gerarchico fondata sui rapporti di vassallaggio come fu quella feudale, le insegne non erano frutto di scelte estemporanee o di vanità personale, ma trovarono in una logica e formale concessione sovrana la legittimazione a essere portate (5).
Lo stesso carattere militare che a lungo contraddistinse la feudalità fece sì che la concessione di talune insegne, o la loro integrazione con altri elementi, ricordassero particolari atti di valore o di fedeltà resi a un sovrano.
In alcuni casi queste concessioni avvennero – significativamente – sullo stesso campo di battaglia (6); altri casi, e per ragioni di opportunità politica, seguirono iter più riservati.
A questa seconda categoria possiamo iscrivere il ramo siciliano della famiglia Filangeri, un’antica famiglia di origine normanna (7) insediatasi nell’Italia meridionale e in Sicilia già nella seconda metà dell’XI secolo.
Le armi di questa nobile famiglia sono costituite da una croce d’argento caricata di nove campane battagliate di nero in campo rosso. (Per vedere l'immagine clicca qui)
Proprio le nove campane battagliate di nero (assenti invece nelle armi del ramo napoletano della famiglia (8)) sembrano testimoniare del ruolo che questa casata ebbe nella vicenda insurrezionale palermitana del lunedì di Pasqua del 1282.
All’epoca della rivolta, infatti, Palermo contava soltanto nove parrocchie (9) ed è noto che, in occasione dell’insurrezione antiangioina, il suono delle campane delle chiese parrocchiali, unito a quelle della chiesa di Santo Spirito posta fuori le mura cittadine, chiamò a raccolta il popolo, come accadeva soltanto in situazioni di eccezionale gravità.

La coincidenza tra numero di parrocchie e numero di campane presenti sulle armi dei Filangeri di Sicilia sembra troppo forzata per non essere frutto di una concreta relazione di causa-effetto. D’altra parte è noto che Riccardo II Filangeri, bandito dal Regno da Carlo I d’Angiò fin dal 1266, fosse esule da tempo alla corte aragonese. Una sua presenza a Palermo in occasione della Pasqua del 1282, quindi, presupporrebbe un suo ingresso clandestino nell’isola con un compito specifico e di rilevante importanza.
Evidentemente, Pietro d’Aragona e sua moglie, Costanza d’Hohenstaufen (10), non solo recitarono una parte importante nella preparazione dell’insurrezione, ma dovettero avere coscienza delle possibili derive incontrollate di una rivolta il cui esito finale (e la costituzione in liberi comuni di Palermo e di altri centri isolani che dettero vita alla Communitas Siciliae, confermerebbero i timori dei principi aragonesi) era tutt’altro che scontato (11) .

La presenza a Palermo, quindi, di partigiani della causa svevo-aragonese era più che certa (12), anche se il loro ruolo, nella versione ufficiale messa in circolazione dalla corte aragonese doveva – per motivi di opportunità politica – essere taciuto (13).

Il compito assegnato a Riccardo II Filangeri, stando alle insegne della sua casata, dovette essere quello di radunare il popolo per alimentare la rivolta antiangioina e, possibilmente, indirizzarla verso una soluzione favorevole a Pietro d’Aragona e a sua moglie.
Evidentemente il Filangeri riuscì solo parzialmente a conseguire i suoi obiettivi, ma l’inserimento nelle proprie insegne delle nove campane che – in senso figurato – simboleggiavano le campane delle nove parrocchie palermitane e la città stessa, testimonia la riconoscenza che il re tributò al suo suddito per l’attività svolta.

Forse non a caso, anni dopo (dal maggio 1301 al maggio 1302), questo legame tra la città di Palermo e la casata dei Filangeri venne rinsaldato dal figlio e successore di Pietro e Costanza - Federico III d’Aragona - che affidò proprio a un figlio (Abbo) del medesimo cavaliere la carica di bajulo (governatore) della capitale del Regno.